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Varie : Francesco Fiorentino Filosofo Calabrese
Inviato da Admin il 4/5/2012 19:29:53 (3313 letture)

Di Giovanni Martello*
Queste brevi riflessioni nascono dall’apprendere la notizia che l'Amministrazione Provinciale di Catanzaro ha restaurato la cappella ubicata nel cimitero del capoluogo dove sono custodite le spoglie mortali di Francesco Fiorentino. La struttura rovinata dal tempo e dall'incuria era ormai ridotta in condizioni pietose e quindi non era più differibile il suo restauro. Accogliamo, quindi, la notizia con piacere, con gioia del cuore e della mente. Fiorentino ha dato, infatti, molto lustro all'intera Calabria, tanto da doverci sentire debitori di un illuminato segmento della fama di cui ci ha fatto dono, quale preziosa eredità all'intera provincia di Catanzaro.
Chi, da studioso e ricercatore, si è accostato alla figura del Fiorentino non potrà mai dimenticare le parole che Nino, primogenito ed unico maschio tra i suoi quattro figli, pronunciò la mattina di domenica 15 novembre 1908 a Sambiase, in quella che noi chiamiamo ancora la “Villa”, in occasione dell'inaugurazione del monumento dedicato al filosofo: « Qui, innanzi all'immagine di mio padre che si scopre al sole della sua terra natia... queste care sembianze non sono gelide nel marmo, ma fremono degli usati palpiti; onde una dolce illusione ci ricongiunge a quei giorni lontani quando ci eran dappresso il suo potente affetto e l'amorevole sua guida...

Sambiasini!

A voi restano affidate queste adorate sembianze: custoditele con quella venerazione con cui noi stessi le custodiremmo se, di qui a poco, non dovessimo allontanarcene...».
Fiorentino ci ha dunque caricati di una grossa responsabilità che dobbiamo avere il coraggio e la forza di onorare, specialmente per renderlo accessibile ai nostri giovani che leggono sempre meno e che sono sempre di più nativi digitali e analfabeti del pianeta Gutenberg.
Fiorentino nacque a Sambiase il 1° maggio del 1834, da Gennaro e da Saveria Sinopoli, e morì improvvisamente a Napoli, a soli cinquant’anni, alle quattro pomeridiane di lunedì 22 dicembre del 1884. La notizia della sua morte, improvvisa e inaspettata, riempì di sgomento e di incredulità i napoletani, i calabresi e gli innumerevoli amici ed estimatori che egli aveva in Italia e all’estero.
Lasciava in assoluta povertà la sua famiglia, anche perché il Ministero dell’Istruzione, per soli sei mesi mancanti al raggiungimento del diritto, non concesse alcuna pensione ai suoi superstiti.
Ad appena due mesi dalla morte, il 24 del mese di febbraio del 1885, alle ore 12 in Catanzaro, la provincia nella seduta del 24 febbraio 1885, metteva al primo punto dell’ordine del giorno proprio la commemorazione del Fiorentino. Dell’importante seduta è rimasto un libretto di poche pagine fatto stampare dalla Provincia di Catanzaro col titolo: [b]Il Consiglio Provinciale di Catanzaro per Francesco Fiorentino, Tipografia G. Dastoli, Catanzaro, 1885.[b] (Colgo l’occasione per ringraziare la dottoranda Maria Teresa Di Benedetto, che su mia indicazione, si è recata a Roma, presso la biblioteca Giustino Fortunato per la scansione del documento).

Erano presenti alla seduta i consiglieri: Berlingieri, Bona, Brutto, Ceniti, D’Elia, De Guzzis, Dell’Apa, Fragalà, Gironda-Veraldi, Larussa, Lucifero, Massara, Menichini, Rhodio, Sanseverino, Squillace e Tallarico. Assumeva la presidenza della stessa, il vicepresidente Bona; era presente il Commissario del Re, Commendatore Movizzo il quale dichiarava aperta la sessione. Risultavano assenti alla seduta i consiglieri: Paladino, Paparo, Placida, Pontoriero e Spasari.
Nel corso della seduta, il Menichini riferisce sul primo punto all’ordine del giorno, ovvero su quanto l’Amministrazione Provinciale si appresta a fare per commemorare Fiorentino. Così si esprime il consigliere: « Come unanime fu il dolore, unanime fu pure il pensiero che dovessero solenni onoranze tributarsi all'estinto, e gli amici, gli amministratori, e quanti più vivamente sentirono il dovere di questa postuma gratitudine a chi tanto onorò il nome calabrese, si radunarono e costituirono un Comitato, al quale affidarono la missione di provvedere alla imbalsamazione delle reliquie, al trasporto in Catanzaro, ed alla erezione di un monumento. Quando l'Italia ebbe bisogno di pensatori egli era nelle prime file di coloro che mantenevano alta la tradizione della vecchia filosofia Italica, e quando essa chiamò i suoi figli a più turbinose battaglie, egli accorse, e soldato dell'azione, come campione della speculazione pagò il debito del cittadino alla patria.»
Al di là della retorica del momento, legata alla commemorazione, vorrei aggiungere a proposito e anche per sottolinearne la statura morale e culturale, che ne compendia la personalità, quanto Francesco Fiorentino scrisse, rivolgendosi “alla crescente generazione”, nel 1876. «Ai giovani, alla crescente generazione inculco questo consiglio: usate la vostra ragione senza riguardi a persona; non adulate nessuno; non abbiate, nello scrivere altro fine, che quello di esprimere sinceramente il vostro pensiero. Siate severi, e prima con voi stessi: non vi avvezzate a procacciarvi facili lodi, e nettampoco a contentarvene: ricordatevi, che chi si lascia gonfiare, non può a meno di essere vuoto; e chi s’induce ad adulare, non può a meno di aver l’anima servile.»

Il Menichini, nel corso della seduta, continua la sua apologia di Fiorentino tesa ad ottenere la votazione favorevole della proposta all’ordine del giorno e, riferendosi al Galluppi, al Settembrini ed infine allo Stocco ai quali la Provincia aveva intitolato o dedicato qualcosa, dice: «… Ma non a questo solo si limita il dovere nostro, poiché anche a qualcuno dei figli dell'estinto occorre provvedere. Tutti sanno che presso di noi la scienza non arricchisce, quindi non è da a maravigliare se la figliuolanza di uno dei maggiori filosofi contemporanei versa in condizioni di povertà, anche questo vi invito a provvedere, curando specialmente l'educazione del suo figlio maggiore. Per tutte queste considerazioni io propongo all'approvazione dei miei Colleghi il seguente ordine del giorno:

1.«Il consiglio delibera di concorrere per un monumento in onore del prof. Francesco Fiorentino da erigersi in un luogo opportuno in questa Città con la somma di lire 15.000 da stanziarsi nel bilancio della Provincia del venturo esercizio».

2. «Di concorrere egualmente alla spesa del trasporto della salma e commemorazione con la somma di lire 2.000».

3. «Di accordarsi un'annua pensione di lire 1.200 al figlio del defunto per educarsi ed istruirsi a cominciare da ora fino alla sua maggiore età, ed occorrendo anche fino a quando non compirà i suoi studii e prenderà diploma».


L’ordine del giorno, e non poteva essere altrimenti, fu approvato all’unanimità.
Aggiungiamo solamente, in quanto meriterebbe un altro saggio a parte, che la salma fu traslata, da Napoli a Catanzaro, nel corso del 1887, mentre il monumento a Francesco Fiorentino fu eretto in quella che sarà poi denominata Villa Trieste e fu realizzato dai fratelli Jerace di Polistena, e inaugurato con solennità il 17 febbraio del 1889.

*Già ordinario di Storia e Filosofia e preside del Liceo Campanella di Lamezia Terme



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